Nella pagina dedicata agli studi legali, Il Sole 24 Ore di lunedì 22 maggio intervista avvocati che prestano consulenza alle aziende su tematiche di grande attualità. Al nostro senior partner Guglielmo Burragato, la giornalista Serena Uccello chiede quale impatto avrà la certificazione della parità di genere sulla gestione delle risorse umane. L’attestato ed ovviamente il percorso per ottenerlo sono previsti dalla legge 162/2021 .
Come sottolinea Serena Uccello, “la novità più importante arriva dal futuro, ovvero quando si amplierà la platea delle aziende che dovranno redigere il bilancio di sostenibilità: dal 1° gennaio 2026 l’obbligatorietà riguarderà tutte le aziende con più di 250 dipendenti, un fatturato superiore a 50 milioni di euro e un bilancio annuo pari almeno a 43 milioni”.
La Commissione europea ha dato una definizione del bilancio ESG sin dal 2001:“L’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”.
In altre parole il bilancio di ESG è una rendicontazione, in genere annuale, sulle scelte, le attività ed i risultati raggiunti da un’impresa in tema di sostenibilità. Ciò serve a spiegare alcune scelte strategiche, dimostrare il proprio impegno verso l’ambiente e far sì che l’opinione pubblica e possibili investitori conoscano il modo di organizzare l’attività produttiva dell’azienda.
Le informazioni al suo interno riguardano come sono state utilizzate le risorse naturali, l’impatto ambientale dell’attività svolta, come viene distribuita la ricchezza prodotta e informazioni importanti su occupazione, diritti dei lavoratori e parità di genere.
L’avv. Guglielmo Burragato sottolinea che «l’aspetto della governance e quello sociale, di cui la
tutela della parità di genere e della diversity sono componenti importanti», rientrano nell’area del diritto del lavoro. Dalle norme contro il lavoro nero o sottopagato agli interventi sulla sicurezza che diventano
materia del bilancio di sostenibilità «ci potranno essere spazi concreti».
Sarà di competenza delle aziende anche il controllo realtivo al rischio che i propri fornitori non osservino le buone pratiche in materia di sostenibilità nei processi produttivi e di misurazione dell’impatto che questi hanno a livello ambientale, sociale e di governance. Questo richiederà un investimento in termini di formazione: «Le prospettive – prosegue Burragato – sono importanti. Ma devo dire che i più
giovani dimostrano notevole sensibilità su questi temi»
La pagina del quotidiano con l’intero servizio è disponibile qui.
[Foto di Gerd Altmann da Pixabay]